Quando nel 1958 Georges
Dumezil pubblicò il suo volume L'ideologie tripartie des
Indo-Européens (coll. Latomus - Bruxelles) ci si trovò di
fronte al compimento di un lungo percorso e contemporaneamente al
punto di avvio di tutte le successive disamine. A
tutt'oggi L'ideologia tripartita degli Indoeuropei è un
classico dell'antropologia e una pietra miliare negli studi di
indoeuropeistica.
In
questa opera Dumezil teorizza (e dimostra) l'esistenza presso
le diverse popolazioni
indoeuropee di tre classi con diverse funzioni sociali e cosmiche:
indoeuropee di tre classi con diverse funzioni sociali e cosmiche:
i sacerdoti, che "studiano
e insegnano la scienza sacra e celebrano i sacrifici";
i guerrieri, "che
proteggono il popolo con la loro forza e con le loro armi";
gli agricoltori - allevatori
cui sono affidati "l'allevamento e l'aratura, il commercio e,
più in generale, la produzione di beni materiali.
Si
costituisce così una società completa e armonica, presieduta da un
personaggio a parte, il re...generalmente nato e qualitativamente
estratto dal secondo livello".
Questo schema è
rintracciabile presso le società indiane come presso gli Sciti, le
società iraniche, i Celti e i Romani.
Con l'occasione
mi fa piacere ricordare che un giovane studioso di Parma, Giacomo
Scalfari, ha recentemente pubblicato per i tipi di Keltia un
interessante saggio dal titolo Terra, guerra, magia che
individua nella tradizione occidentale la presenza costante del
trifunzionalismo descritto da Dumezil, in particolare presso le
popolazioni celtiche e, da lì, nel Medioevo europeo.
Il libro
si apre con alcune considerazioni sulla tradizione indoeuropea
arcaica, ne individua l'eredità presso i Celti e si chiude con
alcune riflessioni sugli echi indoeuropei nel ciclo bretone.
Ma a che
cosa si deve la perdurante vitalità di un modello così antico?
Innanzitutto al periodico riproporsi di particolari condizioni
sociali che continuavano a renderlo attuale ed efficace.
Non
bisogna poi dimenticare che religione, mitologia e soprattutto epopea
e racconti leggendari, hanno conservato nei secoli l'originale nucleo
arcaico trifunzionale.
Il
volume di Scalfari non manca di rilevare anche una componente per
così dire opportunistica, sfruttata nel Medioevo europeo dalle
classi dominanti al fine di giustificare il mantenimento del proprio
potere.
Queste
considerazioni ci hanno portati a porci una domanda: in questo
periodo di profondi e continui cambiamenti, l'antico modello che fin
qui ci ha accompagnati ha ancora un qualche valore o un qualche tipo
di funzionalità?
Abbiamo
trovato una risposta interessante in un articolo di Javier
Esparza che, a dir la verità, data già a un paio di decenni
fa:
"Se
vogliamo ripensare il mondo "in europeo," dobbiamo partire
da ciò che costituisce l'eredità intellettuale specificamente
europea: la comprensione tripartita della società.
Ritornare
all'origine, interrogare i fondamenti della nostra cultura, la nostra
più primitiva coscienza storica e spirituale, ecco che cos'è
indispensabile se vogliamo trovare una soluzione europea per i secoli
a venire. ben al di là delle semplici relazioni commerciali
inter-europee (terza funzione) o dei problemi della difesa comune
(seconda funzione), l'Europa deve far fronte all'imperiosa esigenza
di ritrovare la sua piena sovranità (prima funzione). Questo
progetto non può alimentarsi che a una sola fonte: la
ri-dinamizzazione del nostro passato e della nostra storia.
Dobbiamo
avere la memoria lunga: la storia appartiene a chi la merita"
("Punto y Coma", n. 5).