Il primo giorno di marzo ... Noi lo associamo, così, sentimentalmente, allo sbocciar delle violette e all'arrivo della primavera; per i Romani segnava effettivamente l'inizio del nuovo anno e come tutti gli inizi veniva salutato con gli adeguati riti propiziatori (per esempio si rinnovava il sacro fuoco di Vesta).
Le nostre montagne custodiscono ancora le ultime vestigia di antichissime tradizioni, e fra queste non manca quella del saluto all'avvento della primavera, la rinascita che segue la morte invernale.
Negli anni '70 facemmo in tempo a raccogliere fra Cozzanello e Lugagnano (provincia di Parma) la memoria di questo arcano scongiuro, del cui significato ormai anche i testimoni non erano più perfettamente consapevoli. La formula va recitata il primo giorno di marzo.
Ecco il testo:
Incó l’è ‘l primm äd mars
E dman l’è la Creatéra.
Nasa la bübbla sott’ala téra.
Dio nin guarda dala bübbla,
dala donna mantübbla,
dal can rabjóz
e dal’omm petjóz.
(Oggi è il primo di marzo / domani è la Createrra. / Nasce la vipera sotto la terra. / Dio ci guardi dalla vipera / dalla strega / dal cane rabbioso / e dal Demonio).
Vedete qui ritornare il tema del rinnovamento, la renovatio mundi: questa non ben identificata Createrra il cui giorno si accompagna al risveglio degli animali nel ventre della terra.
La vera e propria formula di scongiuro segue, e invoca la protezione divina contro le forze malvage, provengano esse della natura, dagli uomini o dal demonio.
I vecchi che hanno spiegato la formula ricordavano infatti che bübbla può valere tanto per "upupa" quanto per "vipera", che la donna mantübbla è la strega e, infine, che omm petjóz è antico nome per designare il Diavolo.