giovedì 10 marzo 2016

HAI VOLUTO LA BICICLETTA?....

    PREMESSA

   Un'amica assiste al palese furto di una bicicletta davanti al supermercato Conad di Via XXII Luglio; telefona alle autorità; segue il ladro nei suoi spostamenti per comunicarli in diretta alle forze dell'ordine che sono intervenute; il ladro, fermato dice che la bici è sua e nessuno può dimostrare il contrario, minaccia di provocare uno scandalo in quanto studente camerunense a Parma nell'ambito di scambi internazionali; il ladro se ne va con la bicicletta.

   ANTEFATTO

   Scriveva nel 1994 Baldassarre Molossi, autore della prefazione per il volume di Rosangela Rastelli Parma in controluce: "Un paio di anni fa quando la nostra città figurò al primo posto nella classifica della qualità della vita, Riccardo Pazzaglia scrisse sul "Mattino" di Napoli un articolo dal titolo "Andate a Parma". Perché? "Lo capii - diceva Pazzaglia - da una bicicletta. Ero fermo davanti a un negozio di frutta, di quelli molto eleganti, che espongono le pere con lo stesso sussiego e quasi gli stessi prezzi di un gioielliere. E vidi giungere una signora in bicicletta, che appoggiò il veicolo a un lampione poco lontano, entrò nel negozio, fece tutta la spesa, uscì di nuovo e "trovò la bicicletta". Senza mostrare la minima emozione per averla ritrovata, la signora inforcò il biciclo e se ne andò. Da allora per me - è sempre lui che scrive - una città è vivibile quando tutti possono scendere dalla bicicletta, appoggiarla in un posto qualsiasi, andarsi a fare un fatto proprio, tornare e trovarla dove l'hanno lasciata. A Napoli - concludeva Pazzaglia - non si può appoggiare in un posto qualsiasi nemmeno la nonna senza assicurarne una caviglia al palo con una robusta catena...".

     Se dobbiamo dar retta a Pazzaglia e a Molossi, Parma non è decisamente più una città vivibile. Ma di questo i parmigiani si erano già accorti; tutti, tranne quelli che avrebbero dovuto accorgersene subito e intervenire di conseguenza. Ma qui non voglio fare tanto una polemica sulla sicurezza quanto sulla civiltà: ciò che ferisce il cuore è l'assuefazione che la gente mostra davanti alla violenza e al degrado; la continua riproposizione della bruttura anestetizza e contemporaneamente crea una sensazione di impotenza, orribile combinazione che sfocia inevitabilmente nel menefreghismo. 
    Ed ecco che, in modo insospettato, la bicicletta diventa il fil rouge di questo percorso di abbrutimento progressivo perché è evidentemente un oggetto sentito dai parmigiani come importante nella vita quotidiana e per ciò stesso rappresentativo.
   
        Nel suo bello e dolente volume Parma una città senza amore del 1981 Pier Maria Paoletti fotografava il degrado della città; nella pagina dedicata alle biciclette lamentava: "L'eleganza della "città ducale" recita un nostro tenace luogo comune. Ecco come si presentano al turista le nostre strade e i nostri portici con centinaia di biciclette caoticamente buttate contro i muri, le colonne, le vetrine, un leit-motiv che ci accompagna dovunque a richiamare, più che l'immagine della "piccola capitale", quella di un paesone della bassa. Benissimo le biciclette, per carità: ma è possibile che non si riesca a disciplinare il posteggio con un numero sufficiente di rastrelliere...e un'assidua opera di persuasione all'ordine da parte dei vigili?


Piazza Garibaldi nel volume di Paoletti
      Erano altri tempi: Per Paoletti nel 1981 (e non del tutto a torto, ricordate?) è disordine la bicicletta appoggiata ad un lampione che Pazzaglia nel 1994 saluta come un miracolo. 
   Che penserebbero entrambi oggi dei continui furti di biciclette, piaga quotidiana della nostra città, da cui non ci si può riparare neanche nel cortile di casa propria? E tutta via ormai accettata come normale, come la neve d'inverno e il sole d'estate...
   ED ECCOCI QUI...   


Borgo Regale
   E' vero: la foto di Paoletti fa pensare, ma decisamente più scorante quella scattata da me in Borgo Regale un mese fa. Quante ne abbiamo viste così? E' una delle tante biciclette "cannibalizzate" che si vedono per le vie, a volte ancora parzialmente incatenate agli stalli (parzialmente nel senso che ce ne rimane solo una parte). Sono il nuovo arredo urbano insieme ai rifiuti, ai venditori di occhiali da sole i cui espositori tappezzano le pareti del Battistero, alla gente più o meno ubriaca stravaccata sui marciapiedi delle strade dell'Oltretorrente. E chi più ne ha...

Borgo Tommasini
    EPILOGO

    E tuttavia ero arrivata a pensare un lieto fine per questa storia; non ho fatto in tempo a scriverlo. Poche sere fa ho scattato un'altra fotografia in Borgo Tommasini mentre ero per strada con i miei figli. Nell'apposito parcheggio per mezzi a due ruote stava una sorta di scooter a pedali per bambini, in ordine nella giusta posizione, insieme a quelli dei grandi. "Vedete? - ho detto entusiasta ai bambini - E'così che si fa: fin da piccoli si impara a comportarsi bene e a seguire le regole in modo che la città sia più in ordine e sicura per tutti". Quasi mi commuovevo il giorno seguente vedendo da lontano la chiazza colorata della piccolo mezzo ancora al suo posto, evidentemente non trafugato durante le ore precedenti né durante la notte.
     Dicevo fra me: dà una sensazione così particolare (un misto di straniamento e tenerezza insieme) che neanche teppisti e ladruncoli hanno avuto il coraggio di andargli accanto. Mentre lo facevo notare ai miei figli siamo stati superati da un automezzo per la raccolta dei rifiuti che si è fermato accanto alle righe del parcheggio; l'addetto che ne è sceso ha preso la lo scooterino, l'ha buttato nel cassone ed è ripartito. La scena, seppur vista in lontananza, ci ha lasciati ammutoliti. 
   Ho la sensazione che questo episodio racchiuda una morale, ma la sento troppo triste per affrontarla; il tutto mi appare fin troppo smaccatamente simbolico: la bicicletta colorata del bambino innocente, diligentemente parcheggiata al suo posto, viene buttata via mentre i resti delle azioni criminose degli adulti giacciono abbandonati lungo le strade, sorta di squallido memento. O forse il dispiacere per aver perso la Parma che amavamo, quella città vivibile che gli altri ci invidiavano, mi fa vedere quello che non c'è?



BIBLIOGRAFIA:

RASTELLI, Rosangela: Parma in controluce. Parma, Battei, 1994.
PAOLETTI, Pier Maria: Parma una città senza amore. Parma, Italia Nostra - Sezione di Parma, 1981.

Per ulteriori indicazioni bibliografiche relative a Parma, società e costume andate alla pagina:

Per informazione vi segnalo che la Questura di Parma custodisce un gran numero di biciclette rubate per le quali ha creato schede fotografiche che vengono anche periodicamente diffuse: le vittime di furto possono tentare la ricerca anche per questa via.

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